episodio 4. censure democratiche

il fatto è che google earth non funziona più. mi spiego meglio.

da qualche settimana, il programma sviluppato da google che permette di visualizzare le carte satellitari di tutta la terra, non è più accessibile dal marocco. più esattamente tutti gli accessi da parte di indirizzi internet appartenenti a Maroc Telecom (ovvero la stragrande maggioranza dei quasi 4 milioni di internauti marocchini, me compreso), risulta bloccato. all’avvio, un messaggio di errore ci dice che è impossibile collegarsi al server di google e che il programma pertanto non funzionerà. il marocco risulta misteriosamente scollegato da google-earth e la responsabilità sembra proprio essere di Maroc Telecom.

la questione è stata all’inizio trattata dai giornali marocchini, l’Economiste, maggiore quotidiano economico, ha addirittura dedicato un editoriale di Nadia Salah, una delle donne più influenti nel mondo dei media in marocco. Madame Salah è collaborativa ma severa e titola “Ridicule” la sua bacchettata al colosso Maroc Telecom: abbiamo un onore di patria da difendere, dice Salah, non copriamoci di ridicolo applicando queste forme rozze di censura, in un paese che si vuole dire moderno. in effetti, il problema di google-earth dal punto di vista strettamente technico è inesistente: basta collegarsi ad un qualunque proxy (esterno al marocco) ed il gioco è fatto. la cosa è talmente stupida che se davvero fosse un caso di censura uno potrebbe ugualmente immaginarsi i censori con il pennarello che cancellano dagli schermi le cartine “non-autorizzate”. ma la magior parte degli internauti non lo sa, e quasi tutti restano fuori.

che poi c’è da domandarsi, ma cosa c’è in google-earth che da tanto fastidio al marocco? le possibilità sono due: il confine con il sahara occidentale, che il marocco non riconosce, o le immagini dettagliate dei palazzi reali, che il loro inquilino non ama mostrare e che, in effetti, da un mesetto di vedevano proprio benino…

negli ultimi giorni i giornali hanno un po’ perso interesse, ma su internet il dibattito impazza. intendiamoci, senza che succeda assolutamente nulla, ma discutere si discute. i marocchini sembrano divisi in tre posizioni. ci sono quelli che dicono che è solo frutto delle menti malate e paranoiche dei soliti contestatori, ci sono quelli che sono conviti che il controllo di internet sia necessario per la stabilità del paese e per difendersi dai sovversivi, infine ci sono quelli che dicono che ogni forma di censura è una manifestazione intollerabile di prevaricazione dei diritti più elementari dei cittadini. è una discussione che si ripete ad ogni occasione simile. il marocco in transizione, come gli piace autodefinirsi, è un paese complesso, in cui la retorica nazionalistica creata con la lotta per l’indipendenza, è poi diventata uno strumento di controllo del potere e di preservazione dello stato, contro ogni volontà di cambiamento reale. è vero, la deriva islamista è in agguato, oggi più che mai, e su questo il potere attuale giustifica agli occhi dell’occidente le proprie sbruffonate autoritarie.

chi osa criticare Maroc Telecom diventa un antipatriottico e chi mette in discussione il potere addirittura un terrorista, che tanto ormai usare l’appellativo “terrorista” è diventato per l’uomo moderno quello che per l’uomo delle caverne era emettere il buon vecchio “sgrunt!”, ovvero una manifestazione di generica aggressività e minaccia di uso della violenza.

Importanti leggi sono state approvate negli ultimi sette anni, presentate all’occidente come “riforme di un paese in transizione democratica”. con tutta la buona volontà mi sembra un po’ troppo. direi al massimo concessioni illuminate di un potere attento. Il marocco si vanta di essere il paese con il maggior tasso di crescita di accesso ad internet nell regione, la maggior libertà di espressione e in generale la miglior tutela dei diritti umani. Probabilmente nessun può negargli questi primati, anche se arrivare primi ad una corsa di zoppi non è invero molto indicativo dei propri meriti. un po’ come fare braccio di ferro con un bambino e vantarsi della vittoria…

[agg]

nella corsa verso la censura su internet invece il marocco è al pari del barhein che recentemente ha vissuto la stessa restrizione ma che, grazie alle proteste degli internauti, ha dovuto poi riaprire le porte alle cartine satellitari, a differenza del marocco dove invece tutto resta immobile e funziona solo quello che deve funzionare.

Nel 2007 verrà messa in funzione la carta di identità biometrica utilizzando le più moderne e costose tecnologie di identificazione personale. un progettino da 90 milioni di euro. inattaccabile, visto che oltre il 60% della popolazione è analfabeta, che glieli danno a fare i documenti cartacei se tanto non li sanno leggere?

però anche gli analfabeti le figure le guardano e google-earth era veramente uno spettacolo. potevi viaggiare in tutto il mondo stando fermo. per chi non può praticamente muoversi dal proprio paese per via dei visti che l’europa ormai non concede più praticamente a nessuno, poter almeno sognare non è poco. e invece no, niente viaggi reali e niente viaggi virtuali. qui dovete stare. come quel sottile programma radiofonico finanziato dalla coperazione belga in congo che, in lingua locale, s’intitola VANDA NA MBOKA, ovvero “resta a casa tua”: http://congoone.afrikblog.com/archives/2006/05/21/1924904.html

se non bastasse l’opera di convincimento occulta adottata da sagaci comunicatori, l’unione europea ha poi comunque pensato di rafforzare la polizia marocchina con un finanziamento di circa 70 milioni di euro, per aumentare i controlli di frontiera. ora, chiunque abbia mai avuto a che fare con la polizia marocchina, e ha un po’ di buonsenso, sa benissimo dove andranno a finire i 70 milioni di euro. però vogliamo scommettere che tra un po’ il marocco permetterà all’europa di mandare in marocco qualunque africano arrivato illegalmente sulle coste europee?

“stranamente” però la gente continua a partire, nonostante le sottili tecniche di comunicazione della cooperazione belga e gli investimenti in lucchetti per cancelli bucati dell’unione europea. proprio in questi giorni l’ultimo dramma in mare. sul barcone che è partito dalla libia stracarico di gente, per affondare al largo di lampedusa, c’erano molti marocchini, originari della zona di khouribga. le famiglie sono tutt’ora alla ricerca di informazioni, non riescono a sapere neanche quanti se ne sono salvati e quanti sono morti, non parliamo dei nomi.

in più di 10 giorni le autorità marocchine non sono riuscite a dare ai propri connanzionali informazioni sulle condizioni dei loro familiari (condizioni di base, tipo: vivo o morto, forse è perchè ancora non è in funzione la carta d’identità biometrica…) ma nel giro di qualche giorno hanno tolto di circolazione le foto osé di google-earth.

il marocco accetta 70 milioni di euro dall’europa per lottare contro la migrazione illegale e tollera nel suo paese la diffusione di canzoni da spiaggia che incitano all’emigrazione a tutti i costi “scafista, scafista fammi partire!”, o le pubblicità della western union che mostrano un giovane emigrato che manda i soldi all’anziana mamma sotto una scritta “fierezza meritata”.

il mio amico khalil dice in marocco si deve combattere soprattutto l’ipocrisia. quanta ragione ha. ma come si fa, se neanche in europa di siamo riusciti? come si fa a chiedere al marocco di essere coerente e di fermare la migrazione illegale quando la nostra economia in italia è in realtà basata (come ci ricordava con orgoglio berlusconi già qualche mese fa) sul lavoro al nero, in gran parte realizzato da immigrati illegali? come si fa a chiedere al marocco di intraprendere una transizione democratica quando si ha una paura folle che poi vincano i partiti islamisti?

lottare contro l’ipocrisia. non chiamare lavoro lo sfruttamento, cooperazione i ricatti, democrazia una monarchia e sicurezza la censura. senza pretendere di cambiare il mondo, almeno le parole giuste, riusciremo ad usarle?