episodio 6. ramadan

siamo nel pieno del mese sacro di ramadan, vedo il mondo che cambia intorno a me.

come ogni anno, tutti i musulmani del mondo si riuniscono intorno a quello che è uno dei 5 pilastri della fede islamica: un mese di digiuno durante le ore del giorno, con astinenza totale dal cibo, compresa l’acqua, il fumo e il sesso. niente di tutto questo è permesso nelle ore che vanno dall’alba al tramonto. il ramadan, come tutte le ricorrenze religiose mussulmane, segue il calendario lunare e ogni anno capita in un momento diverso, circa 15 giorni prima dell’anno precedente. è molto più di una semplice tradizione religiosa, si tratta di uno degli elementi fondanti della religione islamica.

il ramadan nel marocco moderno è davvero una cosa strana. solidarietà sincera con i poveri, prova di forza di volontà che i marocchini portano fino in fondo con un rigore ed una coerenza incredibili, ma anche grandissima violazione della libertà individuale. si, perchè nessun marocchino è libero di scegliere se seguire il ramadan oppure no. se vieni sorpreso a mangiare durante il giorno puoi finire in galera e questa cosa è talmente seria che anche quelli che non seguono il ramadan, lo fanno di nascosto da tutti (anche dai propri amici, parenti) per paura che qualcuno anche solo per errore li faccia scoprire.

ovviamente la produttività non è esattamente alle stelle in questo periodo e tutto il paese procede molto a rilento. chi lavora in marocco divide il tempo in prima e dopo il ramadan. tipicamente le cose si cercano di fare prima che cominci il ramadan e al limite si rimandano a dopo. mai nulla (o pochissimo) avviene durante il ramadan. in questo però, bisogna ammetterlo, il marocco è rivoluzionario: nell’era della globalizzazione, con l’europa e l’occidente alle porte che aspettano di far entrare liberamente le proprie imprese a far affari nel giro di pochi anni, il marocco che sempre più cerca di confezionare un’immagine di modernità sgargiante da vendere all’esterno, questo marocco non ha paura di fermarsi un mese intero all’anno nel nome di dio.

in marocco, come in molti i paesi musulmani, la vita nel mese del ramadan, cambia profondamente. cambiano gli orari di lavoro degli uffici e dei negozi, cambia l’umore della gente, cambia il ritmo della vita. durante il giorno le città sonnecchiano fino a tarda mattina, un po’ perchè la sera prima si è fatto tardi fra visite ai parenti, ultimo pasto prima del digiuno e preghiera del mattino, un po’ perchè comunque ci si stanca presto non potendo mangiare ne bere. di solito si comincia a considerare di lavorare verso le 9 (nel senso che uscendo di casa alle 9 si ha l’impressione di essere ancora nel cuore della notte) e si continua ad essere attivi fino alle 15. poi, tutti a casa a prepararsi per lo ‘f’touhr, la rottura del digiuno, la fine della giornata al calar del sole in corrispondenza del quale il muezzin chiama alla preghiera che annuncia la fine del digiuno.

è un momento solenne nella giornata, bisogna averlo visto almeno una volta per capirne la portata. tutto un paese (se pensiamo al marocco circa 35 milioni di persone, ma in realtà è qualcosa che ne riguarda un miliardo in tutto il mondo) che si muovono tutti all’unisono. prima un torpore sonnolento, occhiaia e bocche arse dalla sete. la gente in realtà riesce ad essere sempre uguale, sempre piuttosto sorridente e comunque molto più di quantolo lo sarei io se dovessi impegnarmi in una simile prova. poi, verso il pomeriggio tutti iniziano ad essere stanchi. Le persone scendono in strada per fare gli ultimi acquisti prima dello ftor, primadella rottura del digiuno. Via via che ci si avviacina all’ora e il sole cala, la gente inizia a muoversi più velocemente, tutti corrono per comprare l’ultimo dolcetto, i negozianti hanno fretta di chiudere ed iniziano a mandare via i clienti, i taxi corrono veloci, i mercanti ripongono le loro merci all’interno, le donne si affrettano, qualcuno si siede ad un tavolo di un bar aspettando nervosamente, i mendicanti si avvicinano. poi, quando anche l’ultimo raggio di sole sparisce e le strade sono deserte che potresti girare la città camminando in mezzo alle vie senza incontrare nessuno, il tempo si ferma per un istante, prima che il muezzin annunci la fine del giorno a tutto il paese in ascolto.

il canto del muezzin si perde nelle strade delle città, private per pochi istanti dell’uomo. è impressionante vedere questi meravigliosi capolavori della presenza umana che sono le città, completamente private del loro elemento fondamentale. che non sono le case, le strade o le macchine, ma l’uomo. le costruzioni più ambiziose, più grandiose più sfarzose non riescono a imporsi nel mondo quanto l’assenza dell’uomo. l’uomo si assenta dal mondo per glorificare dio. e il mondo resta vuoto, per un momento appena, privo di un essere che lo vive con la sua inadeguatezza, privo, come dice baricco, di quella sentinella che vigila contro il sopravvento altrimenti inesorabile della perfezione. dura un solo istante, ed è uno spettacolo meraviglioso.

chiedendo alle persone che conosco, l’origine storica di questo “pilastro” non è molto chiara, qualcuno mi dice che corrisponde ad un momento storico della vita del profeta, qualcuno dice che ha origini igienico sanitarie, ma tutti sono d’accordo nel dire che il suo valore adesso è quello della solidarietà con chi soffre e con i poveri. a dispetto di quello che si può pensare, almeno nel mese di ramadan la solidarietà è reale. del resto, l’elemosina è un altro dei pilastri dell’islam. durante il ramadan, mese di digiuno in cui i pasti, quando è concesso farli, diventano importantissimi, nessuno resta senza un piatto di minestra quando si rompe il digiuno. nessuno, davvero.

i ristoranti danno da mangiare a chi sta in strada e la borghesia marocchina esce dai freddi condomini dei quartieri residenziali per portare damangiare a chi sta fuori e aspetta un boccone di pane. si, d’accordo, non è molto, si fa solo durante il ramadan, però è una cosa bella. e farla anche solo una volta nella vita non ne diminuisce la bellezza. Nella kasbah des oudayas, dove abito, un gruppo di ragazzi del posto, normalmente dediti a cercare di imbroccare le turiste europee con improbabili offerte di visite guidate e che normalmente mi appaiono solo rincretiniti dal kif e dalla musica reggae, per il mese di ramadan hanno organizzato, su loro iniziativa, una mensa popolare nella kasbah. sono andati a bussare alla porta di tutti gli abitanti: marocchini e stranieri, date un contributo per lo f’touhr des oudayas. con i soldi raccolti ogni giorno comprano da mangiare, qualche donna si è offerta volontaria per preparare un po’ di zuppa, qualcuno ha messo dei bei tavoli e delle sedie ricoperte di velluto, delle lampadine per fare l’illuminazione ed ecco qui: lo ftouhr in strada. sotto la porta della kasbah (una delle porte più antiche del marocco, meta obbligata di tutti i turisti di passaggio a rabat), illuminati da candele e lampadine colorate, tutti quelli che non sanno dove prendere lo ftouhr possono venire qui, e ci sarà un piatto di minestra per loro.

quando mi invitano ad unirmi non riesco a rifiutare e mi ritrovo seduto ad un tavolo blu con il mio piatto di minestra fumante. un signore seduto accanto a me se la ride e in effetti mi rendo conto di essere un po’ bizzarro. ma non importa, mi prenderanno per come sono e se sono strano, pazienza! l’allegra combriccola che si gode il suo piatto di minestra e i dolcetti di mandorle e miele è composta da un ragazzo giovane che ha l’aria di chi ha camminato molto, il signore che mi racconta di essere stato in spagna ma non avendo trovato lavoro è poi tornato e adesso non sa cosa fare, due donne che di giorno sono state a chiedere l’elemosina e adesso mettono un po’ di dolcetti in un sacchetto per portarli forse ai loro bimbi, un ragazzo che non parla e di solito è sempre un po’ maltrattato da tutti, e infine il sottoscritto, che cerca in modo goffo di mettere anche lui sulla tavola quello che è: un uomo davanti ad un piatto di minestra. penso a quando da piccolo i miei genitori mi insegnavano a ringraziare dio perchè c’era da mangiare. dentro di me, ora, un bambino inconsapevole ripete silenzioso la sua preghiera di ringraziamento:

anche oggi ho del pane da mangiare, padre di tutti noi, viaggiatori e barboni, che siamo qui seduti ad un tavolo di velluto blu in mezzo alla strada. ci eravamo assentati un momento, per renderti gloria, ma siamo di nuovo qui, pronti a rispondere delle nostre azioni. resta vicino a noi lungo la strada. ti cercheremo spesso. amen.