episodio 10. il blitz di natale

23 dicembre 2006. pochi giorni al natale, per noi occidentali che lo festeggiamo, un giorno qualunque per i marocchini. un giorno disgraziato, per qualche centinaio di immigrati provenienti dall’africa centro occidentale. I cosiddetti “subsahariani”.

il marocco è diventato negli ultimi anni un importante punto di transito per molta della migrazione proveniente dall’africa centro occidentale diretta verso l’europa. migranti che attraversano migliaia di kilometri spesso a piedi, attraversando desterti e foreste con lo scopo di raggiungere la riva sud del mediterraneo per poi tentare il grande salto e arrivare in europa. il passaggio finale però è difficilissimo, ancora più di quello che queste persone hanno dovuto passare per arrivare anche solo a tentarlo, e cosi’ succede che molti restano in marocco (e in altri paesi del nord africa) per lunghi periodi. mesi. a volte anni. prima nascosti nelle foreste, adesso si stanno dirigendo verso le grandi città come rabat e casablanca. sempre con l’unico obiettivo di partire per l’altra sponda, ma tentando di vivere una vita decente (bizzarra pretesa) nel posto dove si trovano adesso, ovvero il marocco. la loro vita non è facile. la maggior parte non ha documenti, vivono in condizioni estremamente difficili e sono tutti esposti a rischio costante di espulsione, abusi e violenze di ogni genere.

il 23 dicembre 2006, alle 4 del mattino la polizia irrompe nei quartieri periferici di rabat con un blitz a sorpresa. Circa 200 persone vengono caricate a forza su degli autobus per assere trasportate a Oujda, al confine con l’Algeria. L’obiettivo e scaricarli da dove sono (o si presume siano) venuti. Le procedure sono per cosi’ dire “sommarie”: sugli autobus vengono caricati donne (alcune incinte) senza troppo sottilizzare ne’ fare la fatica di controllare i documenti. Una sessantina fra le persone caricate sui bus ha lo statuto di rifugiato rilasciato dall’alto commissariato dell’onu e dovrebbero godere, in base alle convenzioni internazionali, di una protezione speciale mentre invece vengono scaricati nel deserto. È un disastro. Decine, centianaia di persone letteralmente deportate, in violazione degli accordi internazionali e delle stesse leggi marocchine. Alcuni riescono comunque a contattare amici, conoscenti e associazioni che li hanno aiutai. Emerge un quadro catastrofico. Abusi e violenze personali, soprattutto sulle donne, praticate dalle polizie delle due frontiere, maltrattamenti di ogni genere ed esposizione a situazioni inumane.

Questa triste vicenda, che ad oggi, febbraio 2007, non è ancora conclusa, purtroppo non è affatto isolata. Casi simili si ripetono quasi quotidianamente ma la forte esposizione mediatica e la determinata reazione di numerose organizzazioni di difesa dei diritti dei migranti, europee e marocchine, ha fatto si che questo caso particolare restasse al centro dell’attenzione dell’attualità del mediterraneo per diverso tempo. Uno dei motivi di questo interesse è che quello che verrà ricordato come “il blitz del 23 dicembre”, avviene quasi esattamente un anno dopo gli ancora più tragici eventi di melilla, l’enclave spagnola in terra marocchina, nell’ottobre 2005, durante i quali persero la vita 5 giovani subsahariani sotto i colpi spagnoli e marocchini che respingevano con la forza un assalto disperato alla “fortezza europa”. un assalto che era un estremo gesto collettivo: “tentiamo di sfondare, se siamo tanti non possono fermarci”. si sbagliavano. l’europa era pronta ad uccidere, e loro non lo avevano tenuto in conto. o forse si, non lo sapremo mai.

ma questo ultimo blitz del 23 dicembre dovrebbe essere guardato con attenzione dagli europei in quanto rivelatore, a mio avviso, di un aspetto che spesso viene trascurato quando si parla di rapporti tra europa e marocco, un po’ a tutti i livelli da quello istituzionale ma anche nel lavoro delle ong.

torniamo ai fatti. Nei giorni successivi al blitz la società civile marocchina e europea si mobilitano con una intensa campagna di denuncia. anche grazie a questa campagna le nazioni unite riescono a loro volta a fare pressione sulle autorità marocchine che in parte interrompono l’azione. Qualcuno fra i migranti deportati riesce a ritornare a rabat, la maggior parte resta bloccata a Oujda in condizioni difficilissime (l’inverno ai confini del deserto è gelido e impietoso), di qualcuno si perdono le tracce nel deserto.

all’inizio la responsabilità di quanto è accaduto viene ripartita in parti uguali sul governo marocchino che ha permesso una simile violaizone dei diritti delle persone e l’unione europea, che incoraggia e tollera simili comportamenti per difendere i propri confini. si chiede quindi al marocco di rispettare i diritti dell’uomo e all ue di condizionare i propri aiuti a rabat al loro effettivo rispetto. le reazioni dei due “inquisiti” sono scontate. il marocco nega e dice “è colpa sua”, l’ue tace.

si finisce quindi per rivolgere le denunce solo verso l’europa. un incontro con la delegazione dell’UE in marocco, un ‘interpellazione della commissione sui diritti dell’uomo al parlamento europeo, articoli sui media europei, adirittura su le monde. e in marocco?

il marocco, o meglio, il governo marocchino adottano una strategia chiara: zittire gli europei e persuadere i marocchini. la scelta delle feste di natale per effettuare il blitz la dice già lunga. facciamo quello che pare a noi senza che gli europei ci dicano sempre cosa dobbiamo e non dobbiamo fare. in seguito alle proteste e denuce, il marocco affida ad un giornale “allineato”, la risposta che resterà unica, in lingua francese. un breve articolo su le matin dell’11 gennaio dice chiaramente che il marocco è terra di accoglienza che non ha mai cacciato nessuno soprattutto non dei rifugiati, che quelle delle ONG sono illazioni non corrispondenti al vero e che le nazioni unite hanno le pezze al culo e non sanno nemmeno perchè stanno al mondo, quindi non si permettano di dire alcunchè. poche idee ma chiare.

la stampa araba invece, lontano dagli occhi degli impiccioni europei, attua la sua opera di convincimento occulto con rigore sistematico. e vari articoli continuano ad essere pubblicati ancora in questi giorni. le dinamiche di manipolazione dell’opinione pubblica attraverso la disinformazione, sono esattamente le stesse che vengono adottate in europa. l’analogia è così stretta che verrebbe quasi da sorridere, se il tutto non fosse tragico.

si comincia cosi’ a creare tramite alcuni giornali in arabo, la paura degli africani che invadono il marocco. il timore che abbiamo, spiegano in dettaglio, non è solo rispetto all’aumento del loro numero, peraltro preoccupante, ma a quello che questi “barbari” portano con se. si inizia con un buon sano senso dell’ordine pubblico e del decoro, materie sulle quali, è risaputo, il marocco impartisce lezioni alla svizzera. secondo alcuni giornali, i migranti subsahariani impestano le strade di casablanca e rabat, chiedendo l’elemosina ad ogni angolo e sporcando dappertutto. ora, chiunque abbia fatto due passi in una qualunque strada del marocco sa dare il giusto peso a queste affermazioni. se questo non bastasse, passiamo allora ad argomenti più forti per spaventare l’opinione pubblica. secondo questi giornali i subsahariani portano malattie come la tubercolosi ma soprattutto l’AIDS che nei loro paesi, si sa, è molto diffuso. Anche in marocco ovviamente l’AIDS è purtroppo molto diffuso, ma questo non si dice e la gente preferisce pensare che il loro paese e i suoi ambitanti siano “puri”. se comunque non bastassero lo schifo per il disordine e la paura della peste del nuovo millennio, i giornalisti hanno imparato ad usare l’argomento infallibile: il terrorismo. i migranti subsahariani sono accusati di importare armi e si teme che possano essere impiegati come bombe umane in attacchi terroristici. siccome molti marocchini sono analfabeti, gli hanno fatto pure il fotomontaggio: i subsahariani davanti alle sbarre di ceuta con accanto osama bin laden. ma non è finita! se non fanno paura gli scrocconi, i malati di aids e i terroristi, resta un ultima cosa. lo indovinate? no? vi do un’indizio… cos’è che fa tanto paura in europa?? gli integralisti islamici!! qui è lo stesso! ma in più, si temono anche gli evangelizzatori. leggo una traduzione dall’arabo “le autorità hanno scoperto che degli immigrati sono assoldati per il proselitismo attraverso la distribuzione di materiale che incoraggia la conversione al cristianesimo e che alcuni sono reclutati all’interno di gruppi integralisti (islamici, ndr) che gli inclucano folli idee sulla guerra santa”.

per chi si fosse distratto, no, non stavo leggendo degli articoli della padania o i titoli del TG2, era una panoramica sulla campagna disinformativa operata dalla stampa araba negli ultimi mesi.

il marocco si sta confrontando con l’immigrazione, con lo straniero, con l’altro e si scopre impreparato. esattamente come succede in italia e in europa, l’incontro con la diversità mette in luce tutte le contraddizioni del sistema. il marocco è un paese in cui si assiste quotidianamente ad espressioni gravi di razzismo, e gravi vuol dire gravi, vuol dire uno che pretenderebbe che “un nero” gli ceda il posto in taxi, vuol dire un bambino deriso pubbicamente per il colore della sua pelle. ma è anche un paese che esprime una sincera solidarietà attraverso le associazioni che si impegnano per portare un po’ di sostegno ai migranti in condizioni più difficili, prendendo il rischio di denunciare gli abusi delle autorità, rischio che per un marocchino, implica un’ammirevole dose di coraggio.

Siamo davvero tutti molto simili. purtroppo simili nell’inadeguatezza.

in realtà non è vero. l’europa va oltre. riesce a compiere un ultimo passo che la rende grande, più grande. è il passo letale dell’indifferenza, della normalità. ci si arriva togliendo i nomi. i migranti sono, al massimo, numeri. quando proprio va bene, una nazionalità. poi basta. in questi giorni ci sono 400 pakistani persi davanti alle coste della mauritania (qualcuno un giorno mi dirà come ci sono finiti 400 pakistani in mauritania. no, lo so.). comunque, di questi disgraziati non non se ne sa molto. sono 400 pakistani davanti alle coste della mauritania. punto. per noi europei è niente. a lampedusa ne arrivano quasi 400 al giorno! e da tutto il mondo! chi ci fa più caso ormai? ma se a qualcuno desse ancora fastidio vederli alla tele questi poveracci senza nome che si perdono in mare, possiamo sempre farli diventare alla moda. non è un scherzo, è davvero la provocazione dello stilista spagnolo antonio miro che il 18 gennaio ha fatto sfilare su una passerella a barcellona alcuni clandestini senegalesi. Il dramma diventa normale, l’odio banale. E la storia scorre inosservata.

migrazioni, rapporti nord-sud, sviluppo, religione. il problema è sempre che non riusciamo ad ascoltare l’altro, a metterci nei panni dell’altro, a capire il suo punto di vista. iniziamo con l’ignorarne il nome e tutto il resto viene di conseguenza.