episodio 14. nuovo mondo

con grande e ingiustificato ritardo, nonostante mi fossi ripromesso di seguire le indicazioni del nissardo di realizzare episodi più frequenti, riesco solo adesso a districarmi dalle difficoltà legate all’installazione nel nuovo paese. pubblico adesso il post di novembre (shame on me). mi rendo conto che secondo blogbabel con questi ritmi non sarei neanche un blog, ma pazienza. del resto su blogbabel manco ci sto, quindi perchè preoccuparsi?

alcune note sulla puntata. avrei voluto cambiare la veste di podkasbaht visto che ho lasciato il marocco, ma per adesso resta tutto cosi’. forse un giorno la ingloberò definitivamente nel mio sito principale, tanto per non tenere come due blog diversi (insomma, ma a voi che vi frega di tutto questo?) . riguardo alla puntata invece, segnalo per chi volesse approfondire il sito di auroville della quale parlerò più approfonditamente in un’altra puntata.
buon ascolto e fatemi sapere i vostri commenti!!

da tre settimane sono arrivato in india.

come un bambino che ha appena compiuto un anno, muovo timidamente i miei primi passi in questo nuovo immenso mondo. non riesco ancora a stare in piedi da solo e principalmente vado avanti a gattoni e appoggiandomi dappertutto. ma presto imparerò a camminare senza cascare sul sedere ad ogni passo. non ho ancora imparato a parlare, quindi principalmente cerco di ascoltare. ogni tanto emetto dei suoni gutturali e versi di ogni genere: « gu », « ghe », « ma », « ba », « ta ». insomma, ancora devo imparare a muovermi in questo mondo, però lo osservo con molto interesse.

come dicevo, questo posto, l’india, è grande, quindi per essere un po’ più precisi, devo spiegare meglio dove mi trovo. pondicherry, sud-est, regione del tamil nadu. non vi dice niente? vicino ad auroville! ah, ecco. adesso avete capito. questo piccolo angolo di mondo, sconosciuto ai più, è noto principalmente per la presenza di auroville, una specie di piccola città o grande comunità, a seconda dei punti di vista, situata a 10 K da pondicherry dove persone diverse per origini e cultura vivono insieme in pace ed unità. un progetto iniziato negli anni 60 da Mirra Alfassa, nota qui a tutti come « the mother ». la madre, nata in francia da madre egiziana e padre turco, è la presenza iconografica più notevole a pondicherry: ci sono sue immagini ovunque. dentro i negozi, nelle strade, nelle case. venendo da un paese arabo, non amo particolarmente i ritratti ripetuti ossessivamente, ma mi rendo conto che « la madre » non è certo il re mohammed VI e nemmeno il terribile padre hassan II. dicevo di auroville. auroville è nata con l’ambizione di essere un modello di convivenza pacifica tra popoli diversi. le persone che ci vivono oggi, circa 2.000, vengono da tutto il mondo. non la conosco ancora molto bene, quasi per nulla per la verità, e ho sentito persone parlarne in modo molto diverso. mi riprometto di cercare di capire meglio di cosa si tratta. aurville merita attenzione, e io sono piccolo, appena arrivato in questo mondo. appena imparerò a parlare cercherò sicuramente di raccontare quello che avrò conosciuto.

per adesso mi sono limitato a camminare, o meglio a gattonare, per la città « normale », quella dove non si deve essere un aurovilliano per abitare ma basta essere un essere umano. per abitare a pondicherry, sembra che non importi in realtà neanche avere una casa, a giudicare dalla quantità di persone che vivono in strada. intere famiglie sui marciapiedi, senza grandi baracche, giusto qualche straccio per sdraiarsi e riposare ogni tanto. è gente di passaggio, mi dicono, e comunque in india tutto questo è purtroppo molto ordinario. io non so, sono piccolo, ma i grandi mi dicono che non devo farci caso. vicino a casa nostra c’è l’ospedale e tutto intorno ci sono persone che dormono in strada. sono poveri, si, ma magari una casa ce l’hanno. è che abitano lontano e per curarsi devono venire in città. non hanno i soldi per un albergo, per cui se qualche familiare deve venire ad assisterli, la famiglia si sistema ad un angolo di strada che sia un po’ tranquillo. per questo a volte i marciapiedi sono in pendenza e ricoperti di punte. altrimenti la gente ci si mette sopra. in ogni caso, noto che esiste un sistema sanitario nazionale, a differenza di altri paesi in via di sviluppo come il marocco o gli stati uniti. qui la gente ha comunque diritto ad una assistenza medica gratuita. la più popolata democrazia del mondo, con tutti i suoi limiti, ha già guadagnato un punto nel mio personalissimo indice di gradimento.

pondicherry, pondy per gli amici, è una città interessante innanzitutto per la sua storia. colonizzata dai francesi fin dalla fine del XVII secolo, pondicherry è stata sempre contesa anche da olandesi e inglesi. pur passando varie volte da una dominazione all’altra, pondy è rimasta sostanzialmente sempre in mano ai francesi fino al 1954 e formalmente è territorio indiano solo dal 1963! In altre parole, ben 7 anni dopo l’indipendenza dell’india dall’inghilterra, avvenuta nel 1947, la grande francia, manteneva ancora il controllo di pondicherry e di altre zone che costituivano la cosiddetta « india francese ». ghandi è morto senza aver visto pondicherry liberata dai francesi!! del resto, la francia mantiene ancora oggi i cosiddetti « territori d’oltremare », gestiti da un apposito ministero. questo spiega in parte perchè i francesi si sentano ancora oggi cosi’ a casa loro qui. c’è l’istituto culturale francese, un liceo francese, un quartiere francese e molte persone parlano correttamente la lingua di voltaire. e di napoleone. pondy è, anche, un luogo dove ritirarsi in pensione per i francesi, un po’ come la florida per gli americani. molta gente che va in pensione oggi, è cresciuta imparando a scuola che pondycherry è casa sua.

oggi pondy è una piccola cittadina indiana, decorata con un misto di architettura coloniale, coloratissimi templi e chiese cristiane.

il primo impatto con pondy tuttavia è di tipo assai poco spirituale. sono arrivato pensando che mi sarei forse confuso per le strade dove si guida sulla sinistra, all’inglese. che ingenuo, qui si guida ovunque! cerco di spiegarmi meglio, portando il traffico terreno alle altezze dello spirito, con un’analogia. quando i giovani studenti di fisica affrontano la fisica quantistica, una delle cose difficili da digerire è la cosiddetta dualità onda-particella. in parole povere, tutti gli oggetti piccoli piccoli, più piccoli di un atomo, si comportano allo stesso stempo come se fosserò un’onda e come se fossero una particella. si, è una cosa strana e difficile da capire per chiunque, perchè nella nostra vita quotidiana non esiste nulla che sia « contemporaneamente » un’onda e una particella. pensiamo alle onde del mare, alle onde sonore e ad una palla. oggetti profondamente diversi. una palla urta, sta ferma. davanti ad un ostacolo rimbalza. l’onda invece si muove su un « fronte » e davanti agli ostacoli genera interferenze. difficile immaginare qualcosa che allo stesso tempo sia onda e particella. cosi’ pensavo fino a che non sono venuto in india. il traffico di pondicherry è la rappresentazione più esatta che mi viene in mente della dualità tra natura ondulatoria e corpuscolare delle particelle sub-atomiche. i motorini e le macchine di pondy sono allo stesso tempo onde e particelle. le puoi contare una ad una come delle particelle e se le urti, è chiaro, sono delle particelle, ma davanti agli ostacoli (pedoni, polizia o blocchi di cemento armato) non si fermano : piuttosto generano interferenze. non solo, ma proprio come per gli elettroni, neutroni, protoni e compagnia bella, non puoi dire « il motorino in questo momento si trova esattamente qui ». piuttosto la posizione del motorino è definita da una distribuzione di probabilità, per cui si potrà soltanto dire qual è la probabilità di trovare un motorino in una posizione in un certo istante. e non è finita: se definiamo con assoluta esattezza la posizione del motorino in un certo momento, lo possiamo fare solo al prezzo di ammettere che la sua velocità è infinita, e quindi il motorino all’istante successivo potrà trovarsi in un qualunque punto dello spazio. ogni motorino è in realtà una nuvola di probabilità che genera interferenze, urti e quant’altro. difficilissimo schivarli, impossibile capirli. a differenza delle particelle subatomiche però, i motorini di pondicherry vivono in uno spazio a 5 dimensioni, dato dalle 3 dimensioni euclidee più il tempo e una nuova dimensione che li distingue chiaramente da elettroni e protoni: il suono. i motorini di pondicherry occupano anche uno spazio sonoro dato dai clacson che vengono suonati in continuazione per qualunque motivo. il clacson è un annuncio, un avviso di pericolo, ma anche un saluto, un’affermazione di stupore (« come, sei qui in mezzo alla strada? »), ma anche una ricerca di verità (« chi passerà per primo io o tu? ») o un semplice intercalare, proprio come il noto « cioé » degli adolescenti italiani. e poi, nel dubbio, un colpo di clacson ci sta comunque sicuramente bene.

troppo facile parlare dei motorini o dei francesi di pondy, ci manca solo che vi racconti dei cani randagi o delle mucche che pascolano in strada. si, le mucche ci sono davvero e nessuno sembra fare niente, mentre per i branchi di cani randagi sembra che il governo locale abbia messo in atto dei provvedimenti per sterilizzarli in massa e istituire dei canili. pare che entro la prossima primavere non si vedrà più un cane in giro e, confesso, non sarebbe proprio una cattiva notivà.

ma a parte questi aspetti di folklore, l’india è un colosso impressionante e non è facile avvicinarsi e capire qualcosa. dire che ci sono contrarsti sarebbe usare un eufemismo. cinquant’anni dopo l’indipendenza, l’india è ancora il paese con il maggiore numero di persone che vivono sotto la soglia della povertà. Il 40% degli indiani vive con meno di 1$ al giorno, il che, su un paese di oltre un miliardo di persone, fa circa 400.000.000 di esseri umani. al tempo stesso però, l’india sta diventando una potenza economica. a londra, i paesi che generano i flussi di investimenti diretti più importanti sono gli stati uniti e l’india. Gli uomini d’affari indiani investono all’estero circa 2,6 miliardi di dollari l’anno e gli analisti prevedono che questa cifra raddoppi nei prossimi tre anni. 5 miliardi di dollari l’anno, cash, che usciranno dall’india nel 2010. Non sono scherzi, e a Londra la cosa viene presa molto sul serio. Ken Livingston, sindaco di Londra, viene qui a fare la corte agli indiani e invitarli mentre a casa sua una società inglese promette di prendersi in carico tutte le beghe logistico-amministrative per investitori indiani interessati a Londra. Pensano loro a tutto, li vanno a prendere all’aeroporto, si prendono cura di tutte le menate di visti, licenze, permessi, gli trovano anche il personale e gli procurano un ufficio gratis per tre mesi nel cuore della city! Eh… facile la vita a londra se sei un investitore indiano…

difficile invece è capire questo paese. Oggi ho dovuto fare una copia delle chiavi di casa e, nel paese che sostiene una buona parte dell’economia londinese, questo ha voluto dire una giornata di intense ricerche. Chiedendo in giro dove potessi fare una copia di una chiave (normalissima, per la cronaca) tutti mi indicavano all’unisono un solo posto: il fabbro del mercato centrale davanti alla prigione. Sarebbe interessante investigare ulteriormente sul fatto che l’unico fabbro in città che fa copie di chiavi stia proprio davanti alla prigione, ma lasciando la facile ironia per tornare alla cronaca, una volta trovato, il simpatico ometto seduto per terra nella sua bottega di un metro quadrato, con pazienza ha scolpito e limato un pezzo di ferro guardando in controluce il profilo della chiave originale fino a che la chiave e la copia non sono state perfettamente identiche. ci è voluto un po’, è chiaro. del resto, se avessi preso in mano io il martello e l’incudine mi sarei solo frantumato una mano.

Ora sono stanco e devo andare a letto. Queste giornate sono lunghe e intense e io gattono impacciato senza neanche riuscire a parlare. Il buio scende presto a pondicherry e la gente si ritira nelle proprie case. Quelli che una casa ce l’hanno, è chiaro. Gli altri si rannicchiano sotto una coperta. Papà, mamma e figli. Tantissimi. Penso a loro, ai francesi, all’utopia spirituale di autoville, alle mucche e ai motorini. Agli investitori indiani. Chissà se a Londra ci sono le macchine per fare le copie delle chiavi.

6 thoughts on “episodio 14. nuovo mondo

  1. Con incredibile ritardo mi sono rimesso oggi all’ascolto dei miei podcast preferiti (che avevo interrotto prima del viaggio a S.F.) e ovviamente ho iniziato con il mio podcast preferito. E come sempre la scelta è stata più che azzeccata. Puntata fantastica, ironica, interessante, profonda, e chi più ne ha più ne metta.
    Potrei citare “in ogni caso, noto che esiste un sistema sanitario nazionale, a differenza di altri paesi in via di sviluppo come il marocco o gli stati uniti. qui la gente ha comunque diritto ad una assistenza medica gratuita.” come uno dei momenti più belli della tua avventura podcastistica, ma ti farei un torto.
    La tua spiegazione della dualità massa/energia è da standing ovation!
    Ti prego.. non mi far aspettare “dell’altro” 🙂

  2. palme! entro casualmente nel sito cercando tue notizie; bello vedere pietro che cammina, bello ascoltare la tua voce INCREDIBILMENTE VICINA (gli scherzi della tecnologia)
    da oggi mi hai tra i tuoi fedelissimi ascoltatori…
    baci

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